Quando guardiamo un opera molto spesso la apprezziamo nella sua totalità , oppure apprezziamo qualche dettaglio , ma poi se guardiamo con più attenzione quei dettagli magari osservati distrattamente svelano altre piccole realtà
Come ad esempio in questo affresco che si trova nella Camera Picta a palazzo ducale a Mantova, città retta dalla potente famiglia dei Gonzaga per oltre 3 secoli.
Andrea Mantegna era stato nominato primo pittore di corte. Anticipo che all’epoca i pittori sopravvivevano grazie alle commissioni nobiliari o religiose , non esistevano altre vie per poter sostenersi. Siamo nel 1465.
Tutta questa stanza è ovviamente una celebrazione della famiglia Gonzaga e un preziosa testimonianza della vita cortigiana dell’epoca.
In questo affresco in particolare, è rappresentato un evento realmente accaduto che testimonia l’incontro di Ludovico con il figlio Francesco che aveva ricevuto la nomina a cardinale. Primo cardinale della famiglia , quindi era un evento di enorme importanza per la famiglia Gonzaga.
Ma dietro alla scena principale, c’è un piccolo universo fatto di uomini, animali e donne intenti nelle loro attività giornaliere. Piccolo scorcio di vita quotidiana degli umili, dei contadini, ma è talmente minuscolo da essere impercettibile.
Questo dipinto non era la prima volta che lo vedevo, ma grazie ad una amica, alla mia terza volta davanti all’opera, mi ha fatto notare questo microcosmo che si stava svolgendo alle loro spalle, quasi un universo parallelo, ma distaccato e lontano.
E’ interessante notare che già un artista come Mantegna sente l’esigenza di inserire nelle sue opere il mondo degli umili in un momento storico in cui non era assolutamente accettabile nel mondo dell’arte. Quindi cosa fa? Lo riduce ai minimi termini, però pur sempre presente!
Mantegna era pittore di corte, e fu uno dei primi pittori a riuscire ad avere in vita privilegi e onorificenze, addirittura una casa avuta in dono dagli stessi Gonzaga.
Quindi non poteva permettersi di disobbedire ai suoi Signori, il tema principale doveva essere (ed era) la celebrazione della famiglia e dei suoi membri.
I pittori all’epoca ricordiamolo non avevano libertà di espressione se volevano guadagnarsi la pagnotta, dovevano sottostare alle richieste del committente .
Ecco però, un piccolo espediente per esprimere una propria riflessione ma senza scontentare i potenti ! Lo trovo geniale.
Di esempi di questo tipo ne abbiamo moltissimi nella storia dell’arte, ne vorrei citare solo altri tre casi per arrivare al punto della questione
Altro momento siamo nel 600, Caravaggio.
Anche Caravaggio è vincolato dalle committenze di nobili e soprattutto cardinalizie e papali.
Anche lui, sente questa irrefrenabile voglia di inserire gli umili all’interno delle sue opere .
Con Caravaggio entrano in scena i contadini, prostitute, li eleva a modelli all’interno di scene sacre.
Vedi la bellissima morte della Vergine che si trova al Louvre o ancora più esemplare, la madonna dei pellegrini, con i contadini in preghiera e i loro piedi sporchi rivolti verso lo spettatore.
Non sono ancora protagonisti di se stessi, ma ugualmente queste opere gli hanno causato non poche grane con i suoi prestigiosi committenti cardinalizi; hanno suscitato disappunto e rifiuti delle opere dagli stessi committenti!
Non era facile la vita all’epoca per un pittore dall’indole irrequieta e ribelle come quella di Caravaggio!
Tuttavia Caravaggio non aveva ancora fatto il passo decisivo. Ci vorranno altri due secoli e siamo nell’800, quando un artista quale Gustave Courbet eleva gli umili a protagonisti di un opera d’arte ed è subito scandalo! Darà un grande schiaffo alla borghesia benpensante, tutta presa dal celebrare se stessa e i propri successi, con un opera come
Gli spaccapietre
Per la prima volta dei poveracci presi per strada; li usa come modelli, con i loro vestiti strappati e consunti dall’usura, con le loro mani callose, scarpe rotte o calzini bucati, protagonisti di se stessi .
E farà di più. Visto che le sue opere venivano costantemente rifiutate dai circoli artistici ufficiali, organizzerà una mostra sua personale a sue spese, proprio di fronte all’Esposizione Universale di Parigi, siamo nel 1855, dove tutti i pittori accettati esponevano le loro opere, ad eccezione di Courbet, ovviamente.
Courbet ha aperto la via della libera espressione in arte senza vincoli di sorta. Una svolta fondamentale nella storia dell’arte.
Da questo momento in poi gli artisti si sentiranno più liberi di esprimere se stessi, ovviamente se la situazione politica glielo consentiva. Avremo momenti bui anche successivamente nel mondo dell’arte, ma questa è un’altra questione.
C’è da dire però che la situazione sociale si era evoluta nel frattempo, le committenze si erano ampliate , non esistevano solo i nobili o il clero, ma cominciano la loro attività i primi galleristi .
Quindi anche se la mentalità era difficile da cambiare, per un artista diventava senz’altro più semplice avere un committente.
Tutto questo per dire che l’arte deve essere sempre guardata con una seconda vista, non deve essere valutata solo dal punto di vista estetico, ma è importante guardarla considerando altri aspetti.
Un artista da sempre vuole esprimere se stesso e se non lo può fare liberamente, si ingegna a trovare degli espedienti e io trovo questo di una genialità assoluta e meritevole di essere messa in evidenza!
Sabrina Grendene
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Un commento su “Riflessioni Artistiche”
Fresca e interessante questa carrellata alla ricerca del realismo nell’arte.