Approfitto dell’occasione di questa interessantissima mostra per postarvi la “scheda tecnica dell’opera”, da me redatta in occasione del laboratorio di arte moderna sulle pale d’altare, di una delle più belle opere di Barolomeo Montagna, realizzata nel 1485 per la chiesa di San Bartolomeo di Vicenza.
La mostra ricostruisce, nella pinacoteca di Palazzo Chiericati a Vicenza, la chiesa di San Bartolomeo, che come dice la brochure era da considerare come la Cappella Sistina Vicentina.
Buona Lettura.
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La grande pala, datata 1485, è stata realizzata per l’altare absidale della chiesa di San Bartolomeo nel monastero omonimo nella città di Vicenza.
Successivamente, a seguito del decreto del Senato veneziano, datato 12 settembre 1771, il monastero fu soppresso perché avente meno di dodici monaci nazionali e fu trasformato in quello che è l’odierno Ospedale di Vicenza. La pala arrivò nei depositi dei Musei Civici passando per un periodo all’interno dell’oratorio dell’ospedale.
La datazione è ormai certa grazie al ritrovamento da parte di Manuela Barausse del contratto datato 10 marzo 1484 tra l’artista e il canonico regolare Giovanni Battista Trento per una Sacra Conversazione da porre sull’altare della cappella absidale, affidata alla famiglia Trento appunto, della ormai distrutta chiesa di San Bartolomeo in Vicenza[1].
Il contratto, molto dettagliato, prevedeva anche i Santi da raffigurare: Giovanni Battista e Bartolomeo alla destra della Vergine, Agostino e Sebastiano alla sinistra, ognuno dei quali raffigurato con la sua particolarità (il lungo bastone da viandante sormontato da una croce per il Battista, il coltello ed il libro in mano per Bartolomeo, in abiti vescovili e con il libro in mano il Dottore della Chiesa Agostino e con le tradizionali frecce il Sebastiano).
Per un periodo si è pensato che la pala fosse una diretta conseguenza di quella comunemente conosciuta come Pala del Fiore (Fig. 3) nel Duomo di Treviso di Girolamo Pennacchi, detto da Treviso, ma l’improbabile possibilità che Montagna avesse subito la sua influenza, a causa delle sue meno dotate capacità, pongono la data di quest’ultima (1487) come termine ante quem per la realizzazione della pala di San Bartolomeo[2], invertendo così l’ordine delle raffigurazioni. E’ evidente infatti come la volta a crociera, presente anche in questa pala osi molto meno l’espansione nello spazio di quella di Montagna che sembra quasi gonfiata dal vento e si pone nello spazio esterno come un loggia all’aperto.
La rappresentazione, invece, è sicuramente in debito con le opere veneziane di Giovanni Bellini, in particolare con la perduta pala di Santa Caterina (Fig. 1) realizzata per la chiesa di San Giovanni e Paolo (nota grazie all’incisione di Francesco Zanetti) alla quale deve la volta a crociera, la lampada che scende dal centro della stessa ed ancora il gruppo dei tre angioletti cantori.
Ma è in debito anche con Antonello da Messina e la sua pala di San Cassiano (Fig. 2) in special modo nel gruppo della Vergine col Bambino ritratta con la stessa diagonale che attraversa il manto sulle ginocchia[3].
La cornice è rifatta per esigenze museali però l’imposta, che si vede abbastanza bene, simile a quella di Girolamo da Treviso, doveva giocare molto bene con questa crociera, molto alta e rialzata.
Come detto, la pala era destinata all’altare maggiore di San Bartolomeo (affidato alla famiglia Trento) che terminava con una crociera del tipo nel quadro.
Probabilmente l’artista ha avuto l’intenzione di raccordare l’architettura reale con quella dipinta dando l’idea di uno sfondamento.
In questa Sacra Conversazione, che apre la chiesa sopra uno sfondato paesistico che si svolge intorno a questa crociera, c’è il chiaro intento di trasportare lo spettatore all’interno dell’opera d’arte, e proprio quest’apertura verso un cielo animato da nuvole ordinate ed uccelli che volano (come non notare le rondini appoggiate sulle catene tra i pilastri) dà un senso di movimento che in qualche modo contrasta con l’immobilità dei Santi, che purtroppo non conversano con il gruppo della Vergine e del Bambino.
Quest’ultimo aspetto, il paesaggio, è un elemento di differenziazione con le pale di riferimento di Bellini e di Antonello.
Come afferma la Dottoressa De Zuani nel suo scritto, probabilmente l’idea della volta a crociera è una conseguenza non solo delle idee belliniane, ma derivante anche dalla frequentazione del Montagna con Lorenzo da Bologna. L’architetto, esperto conoscitore delle architetture brunelleschiane, fu incaricato della realizzazione del chiostro (Fig. 4) per il monastero che presenta per l’appunto delle volte a crociera simili a quella della pala[4].
Lo spazio è misurato dalle catene di ferro tra i pilastri che danno un’illusione prospettica molto più forte rispetto alla pala di Santa Caterina grazie alla disposizione, ancora quattrocentesca, dei Santi scalati sulle diagonali prospettiche date dagli stessi elementi strutturali; quest’aspetto si differenzia dal posizionamento paratattico dei personaggi belliniani.
Si tratta sicuramente di un’opera straordinaria che trasporta la cultura veneziana a Vicenza e la integra con l’idea di una spazialità più aperta. Questo aspetto, purtroppo, non sarà colto nell’ambito vicentino da un altro artista che passerà per la città come Cima da Conegliano, che nonostante la realizzazione più tarda rimarrà ancorato ancora a modelli precedenti nella sua Sacra Conversazione (Fig. 5) proveniente dal primo altare a sinistra nel duomo di Oderzo, oggi a Milano nella Pinacoteca di Brera.
In questa vi è ancora una prospettiva di tipo gerarchico, dove i Battuti (per la quale è realizzata) sono resi in dimensione inferiore rispetto a quella della Vergine e dei Santi, unendo l’iconografia di quella che era la Sacra Conversazione con quella della Madonna della Misericordia.
Dietro la Vergine una cortina verde ricorda l’esempio belliniano, ma anche antonellesco.
Guardando le due opere a confronto si ha come l’impressione di una diversa volontà di inclusione dello spettatore nell’opera.
Questo tipo di rappresentazione dello spazio non verrà più riproposto dall’artista. Già dalla successiva commissione per la perduta chiesa di San Michele in Vicenza, per l’altare dei da Costozza (Fig. 7), il Montagna, che deve comunque misurarsi con i suoi precedenti lavori in San Bartolomeo, sceglierà di riprodurre un impianto più simile alla Pala Pagello (Fig. 6) che alla Pala Trento.
[1] Mauro Lucco, Bartolomeo Cincani detto Montagna – Dipinti, p. 315
[2] Laura De Zuani, Bartolomeo Montagna (1450 c.- 1523), p. 64
[3] Mauro Lucco, Bartolomeo Cincani detto Montagna – Dipinti, p. 46
[4] Laura De Zuani, Bartolomeo Montagna (1450 c.- 1523), p. 65
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