Nicola Sasanelli, tra Scienza ed Arte.
Molte volte il mondo dell’arte ci ha posto davanti a personalità che pur affondando le loro radici in un percorso formativo dichiaratamente scientifico, propongono opere appartenenti a pieno titolo ad una sfera spirituale che richiama il loro background culturale, caratterizzato il più delle volte da un rapporto costante di dialogo, molte volte inconscio, tra l’umanità e quelle che l’artista che trattiamo oggi, nella sua biografia descrive come “le forze emozionali” e le “esplosioni di energie spirituali”.
Senza voler in questa sede ripercorrere i suoi trascorsi scientifici (per questi vi invito a leggere la sua biografia sul sito www.nicolasasanelli.com), mi voglio soffermare sugli aspetti metafisici che condizionano la sua formazione artistica.
Lui, barese, si ritiene come gran parte dei suoi concittadini, erede di memorie e coraggio dei marinai medievali, forse per questo, nonostante il forte legame che ha con la sua terra, è stato da sempre impegnato in un viaggio che lo ha portato a visitare quasi tutto il pianeta.
Per cercare di spiegare come l’intreccio scienza / spiritualità venga mediato nelle opere di Sasanelli, sarà di grande aiuto il suo progetto artistico, devoluto in beneficienza, “What if they never existed?”, un tributo attraverso 10 dipinti dedicato a quegli uomini di scienza che hanno cambiato il mondo.
Un percorso lungo il quale si incontrano nove personaggi che hanno vissuto dal 500 a.C. fino al secolo scorso, l’ultimo è Einstein, mentre il decimo dipinto è dedicato a “La Scienza”.
Leggendo il libro che accompagna il progetto, risulta evidente l’attivismo dell’autore rivolto verso un nuovo modo di fare scienza e principalmente ricerca, attraverso un’azione sinergica tra i vari ricercatori, all’insegna di una rinnovata collaborazione internazionale, la sola, secondo lui, che possa garantire risultati di straordinaria importanza.
Il libro è declinato in un linguaggio che tende a sottolineare l’aspetto scientifico, e lo fa in modo chiaro, ma guardando attentamente i dipinti traspare anche un mondo collegato alla sfera emozionale/spirituale, a quella metafisica che citavamo poc’anzi, di cui l’artista non ha ritenuto dare molto spazio nella sua trattazione.
Di questo aspetto chiederemo di argomentare direttamente all’autore, ma credo che la spiegazione sintetica la possiamo trovare in una, ormai vecchia, chiacchierata che intrattenni con l’artista nel lontano 2003 a proposito di una grande tela che aveva nella sua casa di Canberra in Australia.
La tela in questione è quella raffigurata qui sotto e si intitola “L’Uomo di Successo”
Gli chiesi di spiegarmi cosa significasse e lui molto semplicemente, con il suo fare un po’ teatrale, appassionato e travolgente, mi disse:
«L’uomo di successo è colui che attraversa facilmente tutti i periodi della sua vita, emergendo rispetto alla massa. Tende sempre ad un obiettivo ben preciso ed è sempre accompagnato da un’entità superiore che ne controlla l’operato.»
Credo la sua spiritualità sia tutta esplicata in queste tre righe. Nel dipinto la massa è rappresentata dalla macchia nero-verde, l’obiettivo è il palloncino rosso e l’entità superiore è lo spirito-angelo dorato che vola su in alto.
Questa entità superiore la ritroviamo sotto forma di “triangolo divino” in tutti i suoi dipinti collegati al lavoro “What if they never existed?”, ad eccezione de “La Scienza” dove assume la forma di umanoide/angelo, come si può vedere qui di seguito.
Un’ultima cosa prima di passare all’intervista vera e propria, è interessante sottolineare come il lavoro dell’artista sia presente praticamente in quasi tutti i continenti. Come si può osservare dalla galleria del suo sito, sue opere sono a Roma, Canberra, Milano, Sydney, Padova, Bari, Belluno, Tokyo, Strasburgo, Santiago del Cile, Adelaide, Bruxelles, Melbourne, L’Avana, Parigi, New York.
La prima domanda che voglio sottoporre a Sasanelli è:
D.: Lei nel suo libro “What if they never existed?” dice che il progetto è il prodotto di una passione personale verso l’arte astratta. Ma sono evidenti caratterizzazioni che richiamano un’arte figurativa che sembra impedire qualsiasi tentativo di volo verso l’astrazione. Quale mediazione ha operato nelle sue opere tra astrazione e figurazione?
R.: Nella realtà ognuno di noi cerca sempre di astrarsi in un mondo surreale che facilita il raggiungimento di obiettivi spesso considerati irraggiungibili, pertanto diventa un percorso obbligato per i creativi e per coloro che si misurano sempre con esperienze di vita dinamiche e variegate.
D.: Il suo progetto oggi al NICTA di Canberra ripercorre un percorso di ricerca scientifica di 2500 anni, ma “l’entità superiore” che rappresenta ha quasi sempre la stessa iconografia (triangolo/angelo). Come concilia l’evolversi delle religioni in questi due millenni e mezzo con una rappresentazione del soprannaturale che graficamente non sembra aver subito evoluzioni?
R.: Personalmente non credo che le religioni si siano evolute in questi 2500 anni, in particolare se pensiamo al rapporto che c’è tra noi e il Dio che veneriamo; in fondo, il mezzo di comunicazione che è rappresentato dalla preghiera e da riti metodici come il segno della croce, è rimasto invariato. Pertanto il rapporto del nostro essere con l’entità soprannaturale è rimasto invariato nei secoli.
D.: Perché ha cominciato a dipingere?
R.: Perché ho sentito l’esigenza di estraniarmi dalla realtà; i differenti colori e le differenti figure mi consentono appieno di esprimermi in piena libertà senza condizionamenti e costrizioni.
D.: E’ evidente che la sua arte non aspira certo all’oggettività. Ma, allora, a quale soggettività intende riferirsi.
Mi spiego: la sua arte parla con il linguaggio della spiritualità mimetizzandola con la scienza o il contrario?
R.: Certamente il linguaggio della spiritualità che usa la scienza come mezzo di espressione è il linguaggio che adotto.
D.: La sua arte è cambiata con il tempo?
R.: Si, sono sempre alla ricerca di nuove figure geometriche e nuovi colori che possono esprimere differenti messaggi.
D.: Quando dipinge ha degli esempi da seguire, voglio dire si riconosce dei maestri spirituali, nel pensiero, nella pittura?
R.: Certamente si Vasilij Kandinskij è il mio riferimento artistico; i messaggi legati ai differenti colori e la scelta delle sue figure fatte di linee e punti che si susseguono in modo ritmato in accordo a sequenze logiche che rappresentano chiari simbolismi sono il linguaggio che tendo ad utilizzare nelle mie tele.
D.: Ha sentito mai il desiderio di cambiare la sua arte?
R.: Assolutamente no
D.: Si sente un’artista sperimentale o tradizionale?
R.: Sicuramente sperimentale. Amo dipingere con diversi sottofondi musicali i cui ritmi condizionano le scelte cromatiche e i profili delle figure. Sperimento giorno dopo giorno musica, colori e tecniche su figure che spesso cambiano.
D.: Si considera arrivato al culmine del suo percorso artistico o si sente ancora in evoluzione?
R.: Come detto in precedenza mi considero in continua evoluzione.
D.: Cosa vuole comunicare con un quadro?
R.: Emozioni, stati d’animo e messaggi di vita quotidiana attraverso l’arte.
Ultimi post di Francesco R. Giornetta (vedi tutti)
- Per un like in più - 7 Luglio 2022
- La critica d’arte da Diderot a Baudelaire - 4 Maggio 2019
- Alchimia (Alchemy), Jackson Pollock - 2 Novembre 2018
- Omaggio a Jannis Kounellis - 18 Febbraio 2017
- Poesia e Scultura in sinergia per un’emozione. - 12 Febbraio 2017